Rapporto Auditel-Censis: gli schermi connessi in Italia sono oltre 97 milioni, le smart tv a quota 21 milioni superano gli apparecchi tradizionali
Tv connesse e streaming fanno da volano alla digitalizzazione del pubblico televisivo; oltre 9 milioni di famiglie potenzialmente escluse dalle trasmissioni lineari se oggi ci fosse lo switch off al DVB-T2
Andrea Imperiali, presidente Auditel
Procede la diffusione delle smart tv o delle tv connesse in Italia, ma ancora resiste uno zoccolo duro di persone che della tv proprio non ne vuole sapere, ed è ancora alto il numero di coloro che non sono ancora in possesso di un device in grado di ricevere trasmissioni in digitale terrestre di nuova generazione, e che in caso do switch off al nuovo standard DVB-T2 attualmente non sarebbe più in grado di accedere nemmeno alle trasmissioni lineari in chiaro. Lo dice il Sesto Rapporto Auditel-Censis, ‘La nuova Italia televisiva’, presentato oggi a Roma, che racconta del sorpasso, nel 2023, delle smart tv nei confronti degli apparecchi tradizionali. Su un totale di 43,4 milioni di apparecchi televisivi, le smart tv sono 21 milioni mentre gli apparecchi tradizionali sono a quota 20 milioni. Se poi si considerano le tv connesse, ovvero tutti quegli apparecchi che possono accedere a internet grazie anche a dispositivi esterni si arriva 22,8 milioni, vale a dire il 64% delle famiglie: nel 2017 erano il 34,9%.
Aumentano gli schermi connessi
Complessivamente, gli schermi presenti nelle abitazioni in Italia sono 122 milioni, di cui 97,3 milioni sono gli schermi connessi, in crescita del 31,7% rispetto a sei anni fa. All’interno di quei 97 milioni, 18,7 sono le smart o connected tv effettivamente collegate alla rete internet; 20,4 milioni i pc, 7,6 i tablet 7,6 milioni e 50,6 gli smartphone. Per quanto riguarda la penetrazione della smart tv nelle famiglie, 14,8 milioni di queste ne possiede almeno una (60,3% del totale); di queste, 3,9 milioni ne hanno due, e 1,1 milioni ne hanno tre, o più. Aumenta, inoltre, la dimensione degli schermi e la qualità delle immagini, con la conseguente trasformazione dei salotti casalinghi in sale cinematografiche. Oltre 6 milioni di apparecchi televisivi, il 14,1% del totale, hanno una dimensione di 50 pollici o più; il 97,5% degli apparecchi ha lo schermo al plasma, a cristalli liquidi o al LED e 8 milioni e 200.000 di televisori, il 19,1% del totale, sono a 4K. Se parliamo di device media connessi, è interessante notare che il 9,1% delle famiglie italiane ovvero 2,2 milioni, possiede uno smart speaker, in crescita del 29,2% negli ultimi due anni; aumentano anche quelle che hanno uno smartwatch, del 43,4% sempre in due anni, e superano quota 1,2 milioni. L’incremento degli schermi connessi, comunque, è il principale traino dell’aumento generale di schermi.
Famiglie a rischio esclusione
Parlando di televisione in senso stretto, in Italia resiste uno zoccolo duro di 1,4 milioni di persone, per complessive 700mila famiglie (2,8% del totale) che non hanno in casa nemmeno un apparecchio televisivo, spesso e volentieri per scelta, e che si presume non se ne procureranno a breve. Poi ci sono 8,4 milioni di famiglie (35,2% del totale), per un totale di 19 milioni di persone, che attualmente non hanno in casa nemmeno un apparecchio compatibile con il nuovo digitale terrestre, e che rischierebbero di essere escluse anche dalla tv lineare se lo switch off dovesse avvenire oggi. E poi nelle case ci sono ancora apparecchi tradizionali non compatibili che potrebbero non essere sostituiti. La fotografia della situazione attuale scattata dalla Ricerca di Base Auditel mostra che su 43,4 milioni totali di apparecchi televisivi nelle case degli italiani, 22,7 milioni (52,4%) sono dotati di tecnologia compatibile al passaggio al DVB-T2, e 20,7 milioni (47,6%) no. Le famiglie che possiedono più di un apparecchio tv sono 15,4 milioni (64,8% del totale); mentre le famiglie che attualmente, sempre se ci fosse lo switch off in tempi brevissimi, non avrebbero accesso alla sintonizzazione, sono circa 9,1 milioni per un totale di oltre 20 milioni di italiani. E’ evidente che una più efficace politica di incentivazione al rinnovo delle dotazioni tv nelle case è auspicabile per colmare questi divari, così come il raggiungimento dell’obiettivo stabilito dal PNRR all’interno della Strategia per la Banda Ultra Larga, che prevede entro la fine del 2026 connessioni a 1 Gigabit su tutto il territorio nazionale per tutti i cittadini, date le relative lacune del processo di digitalizzazione in Italia. Infatti, secondo il Rapporto, oggi 22,5 milioni di famiglie (91,7% del totale Italia) dispongono di un collegamento a internet da casa, ma 2 milioni di nuclei (8,3%, 2,5 milioni di persone) non ne sono in possesso. Inoltre, il 30,2% dei nuclei famigliari possiede solo una connessione mobile, che non sempre ha una velocità e una capacità tali da supportare al meglio tutte le attività; e, soprattutto, 5 milioni e mezzo di famiglie, il 22,4% del totale, si collega solo con smartphone. Si tratta di un valore in crescita negli ultimi anni (+ 23,7% dal 2017 a oggi) e che sicuramente è collegato soprattutto a utilizzi ‘social’ e di intrattenimento, tra cui, anche la fruizione di contenuti audio e video.
Streaming, che passione
E’ quasi scontato dirlo, ma di questo quadro crescita è protagonista lo streaming: nel 2023, 26,3 milioni di italiani (45,8%) guardano contenuti audio e video in questa modalità su piattaforme e siti web, incluse le piattaforme gratuite delle emittenti nazionali. Nel 2017 erano il 27% del totale e non raggiungevano i 16 milioni. Sono aumentati del 66,2% negli anni considerati, con una spinta decisiva in quello della pandemia che si è mantenuta negli anni successivi (+7,3% dal 2022 al 2023). Tra gli oltre 26 milioni di spettatori in questa modalità gli utenti quotidiani sono il 16,9% del totale, circa 4,4 milioni in valore assoluto, mentre il 50,7% lo fa con una cadenza di almeno due giorni alla settimana. Il 20,7% del totale sono quelli che usufruiscono dello streaming per accedere a programmi e contenuti video una volta alla settimana, mentre l’11,7% del totale lo fa ancora più raramente. Chi sono gli appassionati dello streaming? I più numerosi sono gli adulti in età compresa tra i 45 e i 64 anni, oltre 8 milioni pari al 30,8% del totale degli spettatori; l’incidenza maggiore si ha tra adolescenti e giovani, che in oltre il 70% dei casi dichiarano di guardare contenuti audio e video utilizzando servizi e piattaforme online, gratuiti o a pagamento. Gli anziani con più di 65 anni invece attualmente rappresentano solo il 7,7% dei fruitori di servizi in streaming, ma hanno un forte potenziale di crescita per il futuro, non solo perché il nostro è un Paese che sta invecchiando rapidamente, ma anche perché dal 2017 a oggi gli over sessantacinquenni che si collegano a internet per seguire programmi e contenuti audio e video sono cresciuti del 136,3%. In questo quadro complessivo, il pubblico delle piattaforme gratuite che fanno capo ai broadcaster nazionali è composto da donne al 52,2% del totale degli utenti, per il 29,4% da laureati contro il 22,5% del totale degli utenti, da minori per 19% contro il 15,8% complessivo, e da anziani di età superiore ai 65 anni per il 14% degli utenti delle piattaforme italiane, contro il 7,7% complessivo. Agli spettatori dello streaming delle tv nazionali piacciono soprattutto i film (94,4%), i programmi culturali (77%) e le fiction (70,6%), nonché sport e i programmi per bambini. Chi si collega ad altre piattaforme e siti internet, che spesso sono tematici, ha interessi polarizzati sui film (seguiti dal 95% degli utenti) e, in minor misura, su programmi di informazione, serie televisive e programmi culturali, mentre ha minore interesse per programmi sportivi e per bambini.