Autore: Redazione
22/03/2021

Clubhouse, voce e stupore, l’analisi di intarget

Per trasformarsi in uno strumento per la comunicazione dei brand, è necessario creare un contenuto che non avrebbe senso altrove, farne in un luogo di aggregazione in cui rendere protagonisti i clienti affezionati la riflessione di Raffaella Pierpaoli, Head of social di intarget

Clubhouse, voce e stupore, l’analisi di intarget

Raffaella Pierpaoli

a cura di Raffaella Pierpaoli, Head of social di intarget

Clubhouse è il social network del momento, figlio di una stagione in cui la voce è la grande protagonista: dalle note audio su WhatsApp alle ricerche vocali su Google, dalle conversazioni con Alexa  alla radio e ai podcast. Mi piace paragonarlo ad un istante ben preciso: gli esordi di Twitter. Sono molto curiosa sul futuro di questo nuovo social: spero che la sua freschezza non venga minata dal pericolo di vedere replicate le dinamiche di altri social, in un luogo, che ad oggi, si presenta felicemente diverso.

Retrò eppure nuovo

Ciò che lo rende innovativo e al tempo stesso piacevolmente retrò, è il fatto che l'unico modo per comunicare e interagire su Clubhouse - almeno per il momento - è l'audio, la voce. Possiede l’effetto sorpresa che si provava su Twitter agli inizi potendo seguire chiunque e leggendo i Tweet in ordine cronologico: un po’ di FOMO - fear of missing out - ma nessuna “bolla” con il piacere di gioire di informazioni infinite, in base agli utenti che seguivamo. Ora Clubhouse è così: piacevolmente naif e in grado offrire stimoli e incuriosire. Clubhouse è un social composto da voci ed è interessante notare come il termine voice in inglese non significa solo voce, ma anche opinione. Su Clubhouse si entra in una stanza, si ascolta, si decide se restare e se intervenire. Il tono delle conversazioni è pacato, il dissenso si esprime con educazione e gli haters sono ancora in panchina.

Creatività oltre gli algoritmi

Come utente, mi piacerebbe che riuscisse a rinunciare all’Algoritmo che presto sceglierà per noi le stanze di nostro interesse, ma questo forse è chiedere troppo. Da professionista credo che per fare in modo che abbia lunga vita, e che possa trasformarsi in un strumento per la comunicazione dei brand, sia necessario lavorare in modo creativo sui contenuti: creare un contenuto che non avrebbe senso altrove, trasformarlo in un luogo di aggregazione e stupore e, infine, il luogo in cui rendere protagonisti i clienti affezionati.

Creare un contenuto che non avrebbe senso altrove

Potrebbe diventare il luogo ideale per commentare gli eventi che accadono live, dove gestire il racconto dell’attesa, il dietro le quinte, o prolungare le emozioni e la durata con i commenti post-evento. Interessante l’esperimento dell’Inter che ha commentato il pre-derby. I brand della moda potrebbero fare lo stesso con le sfilate, commentando le passerelle che sempre più si stanno digitalizzando e democratizzando.

Clubhouse per Appointment Internet

Circa un anno fa sul New York Magazine un articolo parlava del ritorno dell’Appointment Internet descrivendolo come un modo di essere online in cui prendi parte ad attività specifiche in momenti specifici, con piccoli gruppi di amici. Su Clubhouse, per la caratteristica di rendere intima la conversazione, un brand può aggregare la propria famiglia di seguaci e dare loro contenuti esclusivi. Potrebbe trattarsi di appuntamenti a sorpresa, introducendo un elemento che è gioco ma anche intimità e stupore. Chi ha qualche anno in più si ricorda gli U2 o Bruce Springsteen che spiazzavano i passanti suonando in metropolitana. I brand possono coinvolgere a sorpresa personaggi noti o influencer, generando per un gruppo di fortunatissimi l’effetto “wow” che permette di parlare più ad azione conclusa che durante

Contenuto e commento

I Podcast stanno vivendo una stagione di grande successo. Mi piace molto pensare di creare un dialogo tra il contenuto Podcast e il contenuto su Clubhouse: nel primo si ascolta, si pensa e su Clubhouse si commenta, in un appuntamento dedicato. Ora su Clubhouse tendiamo a cercare chi conosciamo già in altri canali, perché  a parte la Bio e il numero di follower, non abbiamo referenze sull’autorevolezza di chi parla. Se nei podcast il contenuto editoriale è ragionato in questo nuovo social possiamo condividere emozioni, impressioni e pareri, rendendo gli ascoltatori, i clienti o i brand lover, protagonisti.