Amazon ha riportato i risultati trimestrali al 30 settembre, registrando un utile “monstre” - dieci volte maggiore rispetto a un anno fa - di 2,9 miliardi di dollari o 5,75 dollari per azione diluita. I ricavi sono aumentati del 29% a 56,6 miliardi, ma sotto le previsioni per il quarto trimestre consecutivo. E questo ha provocato una perdita di circa il 9% nelle contrattazioni after hour, unitamente a stime conservative per il Q4, quello delle vendite natalizie.
Nella classica nota di accompagnamento ai risultati,
Jeff Bezos, CEO di Amazon, ha segnalato come
Amazon Business abbia raggiunto un run rate annuale di 10 miliardi di dollari, al servizio di organizzazioni pubbliche e private di otto Paesi, compreso il nostro. Secondo Bezos, l’adozione del Marketplace B2B è motivata da un’accresciuta trasparenza sul business spending.
La pubblicità
La voce “Altri Servizi”, che include primariamente l’advertising è letteralmente esplosa, salendo del 122% sul confronto annuale a quota 2,5 miliardi di dollari. Evidenze che confermano le stime di eMarketer, in base a cui il gigante ecommerce
è il terzo attore pubblicitario digitale negli Stati Uniti dietro a Google e Facebook.
Un altro report, a cura di CityBank, prevede che nei prossimi dieci anni il giro d’affari annuale legato all’advertising raggiunga i 50 miliardi di dollari. Numeri enormi, ma, per intenderci, nel 2017 Google ne ha fatturati 95 miliardi di dollari e quest’anno supererà il traguardo dei 100. Proprio la pubblicità è uno dei motivi per cui la redditività di Amazon è aumentata a tassi elevatissimi, permettendo alla società di raddoppiare il valore in Borsa e arrivare
a superare quota
1 trilione di dollari di capitalizzazione a settembre.
L’importanza dei dati
Amazon è pronto a monetizzare anche i preziosi dati in suo possesso:
secondo un articolo di Ad Age, uscito poche ore prima della trimestrale, il gigante ecommerce avrebbe avviato delle discussioni con le più importanti holding al mondo su come ottimizzare l’utilizzo delle informazioni per il targeting e la misurazione.
"Amazon, per la prima volta in assoluto, sta iniziando a rendersi conto che monetizzare i dati in suo possesso, rendendoli disponibili per l'acquisto, potrebbe aprire una nuova fonte di ricavi", ha dichiarato un manager di un’agenzia che ha preferito rimanere anonimo.
Amazon sta sviluppando strumenti di analisi e dati, supportati dal machine learning e dai suoi capillari servizi web. La società, spiega Ad Age, ha già condotto dei test con alcune agenzie e aziende. Il focus è puntato sulla profilazione e sulla misurazione dell'attribuzione, per mostrare con precisione quali annunci generano i risultati migliori, specialmente in una logica di collegamento tra on e offline. Gli inserzionisti si attendono che questi esperimenti vengano presto strutturati in una vera e propria soluzione.
L’arma segreta
Le agenzie e i brand saranno in grado di costruire annunci personalizzati e strumenti di reporting, accedere all'inventory del web, importare i dati dei consumatori per conoscere meglio i loro comportamenti e, infine, sfruttare modelli di targeting pubblicitario più precisi. La cosa interessante è che il segmento cloud dell'azienda possiede già di per sé una serie di funzionalità e soprattutto sistemi per immagazzinare informazioni.
Si tratta di una rivoluzione rispetto a quanto la società ha messo in campo finora, piuttosto “pochino” stando a quanto riferiscono alcune agenzie al giornale americano. In questo contesto l’”arma segreta” è rappresentata da
Amazon Web Services, piattaforma di cloud computing utilizzata da realtà come Kellogg's, Comcast e Major League Baseball. Il servizio sarà una componente chiave della futura offerta dati e marketing del colosso ecommerce.