Facebook, ancora un errore di metriche: colpito sempre Instant Articles
L’azienda ha ammesso di aver sottostimato il traffico da iPhone per alcuni editori. È il quarto annuncio da settembre
Rischia di innescarsi una spirale senza uscita per Facebook, che venerdì ha reso noto un nuovo errore di calcolo relativo alle metriche di reportistica. È il quarto annuncio da settembre e lo sbaglio riguarda per la seconda volta il prodotto Instant Articles, varato ormai più di un anno fa con l’obiettivo di agevolare, velocizzare e rendere più interattiva la fruizione degli articoli sulla piattaforma, dando la possibilità agli editori di vendere la pubblicità in autonomia trattenendo il 100% delle entrate o appoggiandosi a Facebook Audience Network con un modello di revenue share 70-30.
Il nuovo errore
Dopo aver ammesso di aver sovrastimato i tempi di fruizione nell’ordine del 7-8%, Facebook ha detto di aver contato al ribasso il traffico di Instant Articles per alcuni editori che hanno utilizzato la soluzione. In particolare comScore, una delle sigle che si occupa della rilevazione del traffico, come spiega il Wall Street Journal, ha confermato l’errore, precisando come abbia riguardato solo gli iPhone per il periodo dal 20 settembre al 30 novembre mentre i dati relativi ai dispositivi iPad e Android sono immuni da errori. L’errore, ha spiegato Facebook, è avvenuto a seguito di un aggiornamento dei suoi software. ”Abbiamo risolto il problema”, ha scritto la società di Menlo Park in un blogpost, sottolineando come lo stesso abbia riguardato un ristretto numero di editori.
L’impatto
Nonostante Facebook abbia sempre sostenuto che gli errori delle metriche non abbiano alcun impatto sulle fatturazioni, queste influenzano comunque il modo in cui gli inserzionisti allocano i propri budget. È vero, infatti, che la qualità del dato di profilazione rimane intatta, ma è anche vero che gli operatori della filiera si servono delle metriche per comprendere le azioni e il comportamento dell’audience sulla piattaforma. La contromossa del social è stata quella di promettere una apertura maggiore a enti di verifica terzi, assicurando il proprio impegno per una maggiore trasparenza. Secondo una fonte interpellata dal Wall Street Journal, le stime errate hanno avuto entità variabili: la maggior parte degli editori ha registrato conteggi sbagliati di circa l’1% ma per altri le cifre sono arrivate fra il 10 e il 20%. Washington Post, BuzzFeed, Mic, Entrepreneur, Foreign Policy, Inverse, PopSugar e Variety sono stati quelli con le maggiori discrepanze.