A cosa serve Twitter? Chi non lo usa non lo sa
Il social ha un problema relativo alla conoscenza del prodotto, fatto che contrasta la grande notorietà del brand. Per risolverlo è da poco partito un programma di ristrutturazione anticipato da due spot che vogliono spiegare lo scopo della piattaforma a chi ancora non la sta utilizzando
Sono ormai 10 anni che Twitter fa parte della schiera dei più importanti social del mondo, ma non tutti sanno cosa sia e a cosa serva. Strano, vista la risonanza e il coinvolgimento diretto della piattaforma in eventi di portata mondiale. Fuori dalla cerchia dei suoi utenti, però, sono in pochi a sapere precisamente cosa sia “questo Twitter” e a cosa serva effettivamente. La stessa piattaforma ha individuato questo limite e, proprio a un passo dalla earning call di stasera, ha avviato una strategia per mettere le cose in chiaro.
Il problema è la conoscenza del prodotto
È per risolvere questo problema di “product awareness”, contrapposta alla grande notorietà del brand, che la società ha iniziato una campagna pubblicitaria per spiegare una volta per tutta ai non-utenti perché dovrebbero iniziare a utilizzare la piattaforma. È un luogo dove è possibile “vedere cosa sta succedendo”, dice la tagline. Non è precisato in quale ambito, perché in realtà le possibilità informative sono illimitate: amici, sport, sfera professionale, sfera pubblica, fatti di attualità e via dicendo. La campagna è stata annunciata ieri in un blog post direttamente dal nuovo cmo, Leslie Berland, nominato a febbraio, ed è composta da due spot, firmati Bonfire per le creatività e da DesignStudio per il design. Il primo è una sorta di inno al social, il secondo è orientato solo alla politica. Entrambi però si focalizzano sulla tagline, su Twitter come luogo di scoperta dell’attualità. L’obiettivo è dare una spinta alla crescita dell’utenza, uno dei problemi più famosi della piattaforma negli ultimi tempi.
“Dobbiamo chiarire lo scopo di utilizzo”
“La nostra ragione d’essere è sempre stata quella di far scoprire cosa sta succedendo nel mondo. Ogni volta che un utente va su Twitter gli chiediamo: cosa succede? Questa è una chiara manifestazione del nostro core, del fatto che ogni cosa che sta succedendo ogni giorno in ogni angolo del mondo è riportata sulla piattaforma, ed è sviluppata in una maniera nuova”, spiega Berland. “Stiamo lavorando per ridefinire il prodotto stesso, rendendolo più intuitivo, e per rimescolare il lato marketing in modo da spiegare alla gente come usare Twitter e come estrarne il maggior valore possibile - continua la manager - . Definire l’intento delle persone e le aspettative che hanno una volta arrivate sulla piattaforma è il punto più critico. Nei nostri questionari abbiamo trovato un nutrito gruppo di rispondenti che hanno confessato di utilizzare la piattaforma per cercare amici e parenti, condividere con loro foto e cose del genere. Un atteggiamento non proprio conforme al senso su cui è stata costruita la piattaforma. La nostra campagna è sicuramente legata al brand, ma si concentra più sul chiarire qual è lo scopo della piattaforma”.
Novità
La differenza tra brand e prodotto non è proprio definita nella società: “Il prodotto è il brand e il brand è il prodotto. Vediamo questa dicotomia in modo olistico”. E l’uccellino, parte integrante del marchio, riceverà quindi un significato più ampio all’interno della piattaforma; tra i cambi in programma, non saranno pochi, uno riguarda la mascotte, che potrà essere utilizzata in vari colori come un elemento di design, per esempio come frame attorno alle immagini, per rendere più vibrante ed espressivo il modo in cui si esprime la user base. “L’uccellino arriva sul davanzale e ti racconta cosa sta succedendo nel mondo. È così che lo vedo. Ora al suo interno prendono vita le immagini”, racconta Berland. Ma non è finita qui: “stiamo valutando la percezione del brand e il suo understanding. Ma anche i livelli di clickthrough e di engagement. Alcuni preroll porteranno all’App Store, altri ai Moments. Tracceremo le conversazioni, l’engagement, le installazioni e i clickthrough che proverranno da questi. Siamo solo all’inizio”, conclude.